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Festa dei Fujenti

Festa dei quattro altari

Festa delle lucerne

Festa del patrocinio di San Michele arcangelo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Festa dei Fujenti – Lunedì in albis. Sant’Anastasia.


Tra le feste più importanti nell’area del Parco Nazionale del Vesuvio, frutto di sovrapposizioni cristiane su più ar-caiche forme di religiosità connesse, a loro volta, all’inizio del ciclo del raccolto, ovvero ad antichi riti tesi ad esorcizzare le forze demoniache distruttrici di raccolti. La celebre processione del Lunedì in Albis è preceduta da una lunga fase preparatoria che ha inizio il giorno di S. Antonio. Da questa data diverse associazioni, dedicate alla Madonna dell’Arco, diffuse un po’ ovunque nella Provincia di Napoli, cominciano a mandare in giro gruppi d’affiliati (c.d. paranze) per la questua. Il denaro raccolto è successivamente impiegato per gli allestimenti di con-torno alla festa, ovvero per essere offerto alla Madonna, in guisa invero plateale, essendo affisso sugli stendardi portati in processione. I questuanti sono spesso affiancati nella loro frenetica attività da bande musicali e carri sacri (c.d. toselli). Nel giorno del Lunedì in Albis, tutte le pa-ranze convergono finalmente sul Santuario della Madon-na dell'Arco. L’avvicinamento è fatto a piedi e, talvolta, di corsa. Da ciò il motivo per cui i pellegrini sono definiti con il termine dialettale fujenti, che letteralmente significa “coloro che scappano”. Il rito religioso che si celebra nel santuario, a conclusione del pellegrinaggio, è particolarmente affascinante. In questo luogo, infatti, si può assistere ad esasperate crisi di religiosità popolare che si configurano, nei casi estremi, come vere e proprie crisi epilettiche. Da ciò il termine vattienti che, a sua volta, deriva dal verbo vattere (picchiare) con cui sono pure defi-niti i fujenti. La denominazione "dell'Arco" attribuita alla Madonna oggetto del pellegrinaggio, è collegata ad un preciso episodio storico. Nell’antica località “Archi”, co-sì definita per la presenza delle arcate di un acquedotto romano, si verificò il sanguinamento di un’effige sacra della Vergine, a causa di un colpo infertole volontaria-mente da un giovane di Nola. L'immagine, immediata-mente venerata dal popolo, riuscì talmente ad accrescere negli anni la propria fama miracolosa, da provocare la costruzione di un apposito santuario dedicato, appunto al-la “Madonna dell’Arco”.Relativamente al santuario in di-scorso si segnala, infine, la notevole mole e la singolarità degli ex voto accumulatisi nei secoli. Questi ultimi sono stati, di recente, organizzati in un museo descritto in un’apposita scheda di questa guida.

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Festa del patrocinio di san Michele arcangelo, 8 Mag-gio, Ottaviano.


Antica festa tradizionale durante la quale si celebra, in guisa invero singolare, il patrocinio di San Michele Ar-cangelo sulla città d’Ottaviano. Il cuore della manifesta-zione ha inizio verso le ore 13.00 in Piazza Annunziata. Qui due angeli, impersonati da altrettanti fanciulli, vola-no sulle teste degli astanti grazie ad una carrucola (c.d. carruociolo) fatta scorrere su una fune, a sua volta sospe-sa tra due edifici prospettanti sulla piazza. I fanciulli, per tradizione un maschietto ed una femminuccia apparte-nenti all’antica famiglia dei Duraccio (localmente nota come e maccaronari), sospendono il volo appena giunti in prossimità della perpendicolare della statua del Patrono. In questa posizione intonano un antichissimo inno di glo-ria verso il Santo. Il canto è poi seguito da una serie d’implorazioni tese ad assicurare prosperità alla città e ai di essa abitanti.
Il volo è ripetuto anche in altre tre piazze, Piediterra, Ta-verna e San Giovanni, attraversate dalla processione che si conclude nella Chiesa di San Michele. La rappresenta-zione, di cui s’ignorano le origini, risale con sicurezza almeno al 1861, epoca in cui fu utilizzata per festeggiare la liberazione del Principe d’Ottaviano, Don Giuseppe de’ Medici, arrestato, in precedenza, dall’occupante mili-zia piemontese. La festa è arricchita, infine, da diverse manifestazioni di contorno. Oltre alla tradizionale fiera di merci varie si segnala, nei giorni successivi, la parata d’asini, carri folcloristici e cavalieri in costume medieva-le, appartenenti a sei contrade differenti, che si scontrano in un emozionante palio.

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Festa dei quattro altari, 8 giorni dopo il Corpus Domini, Torre del Greco.


Originale ed importante festività che, avendo in gran par-te perso memoria delle proprie origini, si è trasformata nella celebrazione dello straordinario talento artistico e artigianale dei cittadini torresi. Secondo alcuni storici la festa avrebbe avuto origine dall’istituzione dalla solenni-tà del Corpus Domini, voluta da Urbano IV nel 1264, e celebrata nella città di Torre del Greco mediante due di-stinte processioni eucaristiche: una nel giorno canonico, tenuta nella zona alta della città, l'altra otto giorni dopo, nella zona della marina. Quest'ultimo festeggiamento si sarebbe progressivamente distaccato dal primo, sino ad assumere un’autonoma ragion d’essere coincidente con l’attuale "Festa dei 4 Altari". Altri autori rilevano, però, che una "Festa dei 4 Altari" si celebrava a Napoli già nel XVII secolo, nonché in altri centri vicini e che tale fe-steggiamento era autonomo rispetto quello del Corpus Domini. Secondo questa diversa corrente di pensiero ci si troverebbe, dunque, di fronte ad una festività, che un tempo diffusa, si sarebbe successivamente tramandata so-lo a Torre del Greco. Un punto su cui tutti sembrano con-cordare è che, in occasione del riscatto Baronale della cit-tà, avvenuto nel 1699, si abbinò alla festività religiosa quella civile. Un altro punto controverso è quello relativo al numero degli altari che danno il nome alla festa. Le i-potesi fatte sono state tante, dal numero dei continenti (fino allora) conosciuti, a quello dei punti cardinali. La spiegazione più plausibile pare però risiedere nelle quat-tro benedizioni impartite durante la processione in Largo del Carmine, oggi Piazza Luigi Palomba, Largo S. Giuseppe, Marina della Città e Piazza S. Croce. Tornando al cuore della festa contemporanea, occorre rilevare che, anche se la processione sacra costituisce l'evento princi-pale della festa, c’è pur tuttavia una straordinaria coreo-grafia di contorno per la cui realizzazione si adoperano appieno gli artisti e le maestranze locali. Questa coreo-grafia consiste, oggi come ieri, nella preparazione di alta-ri, giardini e tappeti. In passato s’iniziava la Domenica delle Palme, con l’edificazione di vere e proprie are sa-cre. Più tardi gli altari si trasformarono in rappresenta-zioni scenografiche a tema sacro, con i cittadini che sole-vano gareggiare per l’altezza delle stesse. Per un certo periodo fu introdotto anche un tipo di altare tridimensio-nale. Tra questi ultimi è ancora famoso quello di Via Principal Marina, costituito da una gran costruzione alta sino a 30 metri e larga quanto la strada. Queste realizza-zioni furono poi superate, sia per ragioni pecuniarie, sia per lasciare spazio alle nuove influenze della tecnica sce-nografica. Al giorno d’oggi gli altari sono rappresenta-zioni pittoriche enormi, costituite da numerosi pannelli raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento e av-venimenti storici di rilievo. L'apparato scenografico non si esaurisce comunque con gli altari. Ciascuno di questi è infatti corredato da un giardino più o meno vasto e ricco di piante, fontane e fiori. Ad abbellire la città durante la festa ci sono poi i tappeti sistemati nelle chiese cittadine. Inizialmente essi riproducevano capolavori a tema sacro di grandi pittori. In seguito furono gli stessi artisti torresi a predisporne i bozzetti. La tecnica realizzativa prevede, attualmente, l’uso di segatura e colori in polvere distri-buiti su carta incollata per terra. Fanno da cornice fiori e rami di rosmarino. La Festa dura in genere tre giorni (ve-nerdì, sabato e domenica) e la "chiusura" è tradizional-mente affidata ai "fuochi a mare" eseguiti da esperti fuochisti nella zona del porto.

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Festa delle lucerne Primi giorni d’agosto, sino al 5 del mese, ogni quattro anni.
Borgo del Casamale – Somma Vesuviana (NA)


Straordinaria festa civile e religiosa, frutto di sovrapposi-zioni cristiane su antichi riti osci e romani, finalizzata ad esorcizzare i timori per il passaggio ad un nuovo ciclo stagionale, potenzialmente portatore di freddo fame e ... morte. Al riguardo appaiono particolarmente illuminanti le conclusioni del noto studioso Roberto De Simone se-condo il quale: << ... la festa appare collegata a particola-ri riti agricoli celebranti la fine del ciclo estivo o comun-que la morte dell’estate. La stessa festa per la morte della Madonna (15 agosto) è una trasposizione cristiana di tali precedenti manifestazioni ...>>.
L’aspetto più suggestivo del rito consiste nell’addobbo dei vicoli, dell’antico borgo del Casamale, con centinaia di lucerne ad olio, accese al tramonto di ogni giorno di festa.
Le predette lucerne sono montate su telai, dalle diverse figure geometriche, posti in una studiata successione che, restringendosi sempre più man mano che si penetra nei vicoli, restituisce una surreale fuga prospettiva verso il nulla, l’incertezza, la morte.
All'inizio di ciascun vicolo, illuminato dalle lucerne, è al-lestito un pergolato di rami di castagno e di felci, sotto il quale è predisposta una tavolata imbandita. I commensali sono pupazzi rappresentanti due individui di sesso diver-so (‘o viecchio e a’ vecchia oppure ‘o signore e ‘a signo-ra). Anche nei casi in cui la scena è rappresentata con es-seri umani, le donne non vi partecipano. I figuranti sono infatti sempre due uomini, di cui uno travestito da donna. Tale manifestazione è letta, da alcuni, come la trasposi-zione moderna d’antiche offerte votive. Queste ultime sa-rebbero indirizzate ai morti, o agli spiriti, posti dal lato opposto del varco sull’aldilà, aperto dalla prospettiva del-le lucerne sui telai. Anche le zucche che fanno parte della scenografia, scavate ed intagliate in guisa di volti, illumi-nate dall’interno con una lanterna, evocano la presenza dei trapassati, convenuti attraverso il varco interdimensionale. Attrezzi da lavoro e d’uso domestico sono espo-sti, tra i vicoli, per far confluire su di essi la protezione delle anime dei morti. La sera del 5 agosto, a chiusura della festa, vi è il manifestarsi del culto cristiano sotto la forma della processione dedicata alla Madonna della Ne-ve. Quest’ultima si ferma nel piazzale, antistante la chie-sa, per ascoltare il canto di alcune donne nascoste alla vi-sta degli astanti. Il canto di invocazione è lento e modula-to, con strofe ripetitive. In esso si leggono i chiari tratti di una nenia funebre.
Dopo aver ascoltato il canto nel piazzale, la processione si avvia verso le quattro porte del borgo, con l’effige del-la Vergine benedicente sia gli oggetti esposti, sia i fedeli che salutano il suo passaggio.

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